Massimo Laganà

EGOISMO E TEODICEA NELL’ULTIMO TWAIN

Il presente lavoro si propone di effettuare una ricognizione della concezione della vita quale emerge dalle ultime opere di Mark Twain – con particolare riferimento alle tre opere cruciali What is Man?, The Mysterious Stranger Manuscripts e Letters from the Earth, e a qualche altro breve ma significativo scritto –, con l’intento di avanzare una modesta proposta ermeneutica, pur nella consapevolezza della difficoltà di poter dire la parola ultima su una questione oggettivamente molto problematica. Infatti, sul pensiero dell’ultimo Twain sono state formulate interpretazioni molto diversificate, spesso contrastanti, sicché, da un lato – estrapolando, in relazione alle opere sopra menzionate, una osservazione di Alan Gribben, riferita ai Mysterious Stranger Manuscripts nella loro versione completa –, possiamo dire che «one sure sign of a literary work’s greatness is the inability of any single study to account for the entirety of its artistic and other qualities, and thus far no book or article has managed to explore every rewarding aspect of the Mysterious Stranger manuscripts, though there have been some impressive attempts» e, dall’altro, richiamando il punto di vista sull’interpretazione dei testi e sulle sue implicazioni espresso umoristicamente (come morale del gatto) dallo stesso Twain al termine di una sua Fable sugli animali, possiamo rilevare che «you can find in a text whatever you bring, if you will stand between it and the mirror of your imagination», giacché «you may not see your ears, but they will be there».

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