Mariagrazia Granatella

LA PINACOTECA DI FILOSTRATO MAGGIORE

«Chi non ama la pittura si dimostra ingiusto verso la verità e ingiusto verso la sapienza che è propria dei poeti». Con queste parole si aprono le famose Eikónes (Imagines) di Filostrato Maggiore, retore greco vissuto tra la fine del II e l’inizio del III secolo d.C. e appartenente al movimento della seconda sofistica. Audace, eccentrico e raffinato, sin dall’antichità questo testo ha deliziato i lettori con il suo fascino un po’ enigmatico e, ancora oggi, gode di una notevole fortuna editoriale. Dopo le versioni di Gianni Schilardi (Argo, Lecce, 1997) e, più recentemente, di Andrea L. Carbone (Duepunti, Palermo, 2008) e di Letizia Abbondanza (Aragno, Torino, 2009), l’opera è ora (2010) riproposta, nella versione di Giovanni Lombardo e a cura di Giuseppe Pucci, da Aesthetica ed. di Palermo con il titolo La Pinacoteca. La scelta di questo titolo è già una novità poiché, rispetto al calco Immagini (titolo adottato dalla prima traduzione in lingua italiana e poi mantenuto dalle successive), La Pinacoteca suona certamente più esplicativo e più immediatamente pertinente al contenuto dell’opera. Protagonista indiscussa è la “parola immaginifica” (nel senso letterale del termine), il discorso finalizzato all’allestimento e alla descrizione di una galleria di quadri, presenti nella pagina ma assenti (sembra) nella realtà.

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