René Corona

L’ UNIVERSO GENIALE DI JEAN -LUC BENOZIGLIO: ANALISI LINGUISTICO-RETORICA

Analizzare l’opera di Jean-Luc Benoziglio significa parlare del “microcosmo Béno” come si potrebbe parlare della ricchezza e della verve rabelaisiana o del delirio celiniano o del piccolo mondo quenaudiano; per certi aspetti, egli fa parte della stessa famiglia. Microcosmo Béno (perché, poi, non potremmo parlare di Follia Béno? – ma non certo come Sainte-Beuve ne parlava di Baudelaire : follia intesa come creazione e dismisura verbale – ad ogni modo Béno è il nome ipocoristico che i suoi ammiratori mormorano nelle librerie: “le dernier Béno, s’il vous plaît”) poiché l’io è dominante nei 13 romanzi pubblicati a Parigi, presso l’editore Seuil, se si esclude forse l’ultimo uscito nel gennaio 2005, Louis Capet, suite et fin, dove oltre il narratore che riferisce di fatti accaduti – non si capisce se come testimone o per averlo sentito raccontare –, il personaggio principale è il re Luigi Sedicesimo, scappato alla ghigliottina ed esiliato in un villaggio svizzero. Autore svizzero, autore francese o meglio parigino, autore francofono, scrittore stimatissimo da critici e scrittori e da un gruppo che immaginiamo abbastanza consistente di happy few, ma poco noto ai più, egli è praticamente sconosciuto in Italia, se si esclude una traduzione apparsa preso l’editore Sugarco, nel 1992, dal titolo La camera nera.

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