Paola Pennisi

LA RAPPRESENTAZIONE FOTOGRAFICA DELLA PSICOPATOLOGIA: IL CASO MANDALARI (1880-1980)

Il tema della rappresentazione riveste un ruolo fondamentale nell’ambito degli studi estetologici, soprattutto per le ripercussioni concrete che tale nozione ha avuto e continua a manifestare tutt’oggi sulle riflessioni teoriche. Rappresentare un oggetto, una situazione, un individuo tramite una forma d’arte assumeva un significato particolare a seconda dell’intenzione dell’artista, del clima culturale e sociale in cui lavorava e cui voleva dare risalto, dei vincoli materiali che la tecnica impiegata gli imponeva. La rappresentazione, dunque, se ad un primo sguardo potrebbe essere intesa semplicemente come una descrizione tramite tecniche varie di ciò che si è visto, acquista significato se declinata nel contesto in cui l’artista opera, divenendo essa stessa oggetto di riflessione. Nelle considerazioni che qui proponiamo si cerca proprio di mettere in evidenza come la modalità di rappresentazione del mondo esterno è soggetta a continua variazione e questo non a causa della mera varietà delle intenzioni dell’artista, ma soprattutto a causa delle tecnologie impiegate. La rappresentazione infatti, a nostro avviso, raggiunge la più ampia flessibilità con l’uso della tecnologia fotografica, che consente di ottenere un’immagine istantanea della realtà, senza la mediazione di una tecnica pittorica o scultorea che richiede una progettazione e tempi di realizzazione di gran lunga più ampi. Questo non significa, però, che la fotografia offra meno spunti di riflessione circa la natura stessa della rappresentazione che consente.

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