Annamaria Anselmo

ILYA PRIGOGINE FONTE SCIENTIFICA DI EDGAR MORIN

Le opere di Ilya Progogine possono essere senz’altro annoverate tra le fonti scientifiche di Edgar Morin. Certo rispetto ad Heisenberg, a Bohr, e ai Cibernetici, Prigogine è il pensatore che Morin cita meno direttamente, ma, nonostante i riferimenti espliciti siano quantitativamente inferiori rispetto a quelli inerenti agli scienziati che ho appena nominato, si evince, soprattutto dalle opere epistemologiche, quanto proprio il pensiero di Prigogine costituisca la humus basilare da cui Morin ha fatto emergere un “discorso sul metodo” del tutto innovativo e rivoluzionario. In particolare, se Werner Heisenberg gli ha permesso di mettere in evidenza la necessità di “ricomporre la frattura cartesiana tra osservatore e osservato”; Niels Bhor di rilevare le caratteristiche enantiomorfe della realtà anche a livello microfisico e quindi di capire che a volte “il contrario di una verità profonda e un’altra verità profonda”; i cibernetici di sostituire alla metafora della retta, la metafora del circolo, ulteriormente corroborata dal concetto di autopoiesi di Humberto Maturana; è stato proprio Ilya Prigogine, tramite le riflessioni sulle conseguenze del Secondo Principio della Termodinamica, che lo ha indotto a prendere coscienza del processo di storicizzazione che caratterizza la physis e a dare una profonda connotazione storicistica alla sua teoria della Complessità. In questo scritto il mio intento è quello di soffermarmi proprio sui riferimenti diretti che Morin fa a Prigogine e a tale scopo ho scelto delle parole o immagini chiave che appunto permettono di evidenziare anche la matrice prigoginiana delle riflessioni moriniane.

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