Anna Maria Milone

L’AMERICA DELLE DONNE ITALIANE

Tra le pagine della letteratura italo-americana degli ultimi cinquant’anni si tratteggia un’immagine realistica e intima del continente americano, sognato, vissuto e a volte rinnegato da coloro i quali vi sono sbarcati inseguendo u n miraggio economico, o per obbedire a promesse matrimoniali che ribadiscono un destino segnato e indiscutibile. Questo riflesso è solo uno dei tanti che compongono quel diamante chiamato America, e, come tale, si armonizza con gli altri diversi, opposti m a complementari, siano essi propaganda o concretezza. La narrativa di John Fante, già percepita come una grande rappresentazione teatrale della memoria della prima generazione di emigrati, offre un ampio carnet di personaggi che, con il divenire dell ’intera opera, acquistano ampiezza e profondità fino a diventare dei tipi umani universali, senza tuttavia perdere la dimensione quotidiana e personale dell ’esperienza dell ’autore. In questo grande memoriale ridondante, Padri, Figli e Madri che abitano la frugale Little Italy si definiscono e agiscono fedeli al modello culturale lasciato oltreoceano. Tuttavia, l’aspettativa scontata di riprodurre l ’esempio patriarcale viene delusa nel momento in cui, con grande sorpresa , la donna si pone all’attenzione del lettore in modo insolito. Personaggio silenzioso e di secondo piano, la ma dre si fa carico di rappresentare il credo religioso e i valori fondamentali su cui si impernia tutto l ’universo dei personaggi. Dai romanzi dell’italo-canadese Frank Paci, alle short stories di Angelo Bertocci, i componenti delle famiglie si muovono in c omunità di frontiera, sostentati dai lavori da operai e combattuti tra la lingua madre e il nuovo codice linguistico. Elementi ricorrenti nei racconti o nelle cronache sono l ’imbarazzo e il senso di inadeguatezza provato dai protagonisti di questa epopea, dai WOP; l’indigenza e il ghetto sociale in cui sembrano
confinati per definizione non fanno altro che amplificare queste sensazioni, fino a farle divenire caratteristiche visibili. Accanto a questo esercito informe di giacche lise e pantaloni rattoppati, si staglia una figura che ribadisce con forza i propri tratti distintivi: la madre. Questa incredibile donna fa da controaltare al resto dei teatranti con i suoi silenzi e con la sua dignità. Ancor più dei padri e dei figli, la madre porta alto il vessillo
di un’italianità che sembra sempre a rischio di estinzione. La madre è una stupefacente sintesi tra dolcezza femminea e vigore mascolino e rappresenta la vera unità dell’universo della letteratura italo-americana, non tradendo mai le sue peculiarità, senza perdere di efficacia nel passaggio da uno scrittore all ’altro. Fante, Paci, Bertocci sembra
abbiano obbedito ad un tacito accordo nel raccontare delle madri che popolano le loro storie. Se l’unitarietà delle figure genitoriali all’interno della produzione letteraria di un unico scrittore potrebbe anche risultare ovvia, l ’analisi potrebbe evidenziare tratti interessanti quando esse si presentano con tratti simili, oserei dire uguali, nei racconti di scrittori che in comune hanno solo l ’esperienza di un’emigrazione – subita – per loro ricchezza interiore con rari eguali.

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