Simona Risitano

LA COMUNICAZIONE UMANA

«L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio, hanno tutti valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri a loro volta non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro». Con queste parole si esprime Paul Watzlawick quando enuncia l’assioma fondamentale della pragmatica della comunicazione umana, ovvero il famoso principio per cui non si può non comunicare. L’assenza di un segnale volontario, infatti, non significa che la comunicazione sia del tutto assente. Tutti gli esseri umani comunicano tramite le parole, il tono di voce, i movimenti del corpo, l’espressione del viso, lo sguardo, addirittura tramite il modo di vestire, ovvero attraverso tutti quegli elementi che vengono classificati come strumenti di significazione e segnalazione non verbale, così definiti perché in “opposizione” al linguaggio verbale – alla parola – mediante il quale generalmente ci esprimiamo. Si comunica per trasmettere qualcosa e, affinché questo processo possa dirsi riuscito, è necessario che il nostro interlocutore abbia compreso il nostro messaggio, processo che dipende dalle capacità e dalla responsabilità di entrambi gli attori del processo comunicativo. Comunicare però non significa semplicemente trasmettere un messaggio: alla base di ogni processo comunicativo esistono ed insistono, infatti, tre concetti fondamentali, quali capire, trasmettere e mettersi in relazione. La comunicazione umana è, invero, troppo ricca di elementi soggettivi per essere analizzata e compresa come semplice trasmissione di informazioni.

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