Martino Michele Battaglia

IL MISTERO DELL’INCARNAZIONE E IL PRESEPE MONUMENTALE DELLA ‹‹SANTA CASA›› DI SAN DOMENICO IN SORIANO

‹‹In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.[…] In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre.[…] Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo››. Con queste parole l’evangelista Giovanni annuncia la nascita di Gesù. Già nei primi secoli dell’era cristiana, l’accostamento del sole a Cristo era abituale, come testimonia Tertulliano: ‹‹Altri […] ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perché è un fatto notorio che noi preghiamo orientati verso il sole che sorge e che nel Giorno del Sole ci diamo alla gioia, a dire il vero per una ragione del tutto diversa dall’adorazione del sole››. Questo è il motivo per cui, ai fedeli romani, non sembrava assolutamente una decisione infondata, o per meglio dire un’eresia, celebrare la nascita di Cristo il 25 dicembre, anche perché, considerando la mentalità mitico-simbolica dell’epoca, la scelta di una data secondo una visione astro-logica, e non secondo i dati storici, era pressoché legittima. A partire dal IV secolo, i cristiani, ogni 25 dicembre, fanno memoria di quell’evento straordinario legato alla venuta di Gesù nel mondo a Betlemme di Giudea. Una data scelta in quanto, in quel giorno, il mondo romano festeggiava il ‹‹sole invitto›› che terminava il suo progressivo declinare all’orizzonte ricominciando a salire in alto nel cielo, aumentando la durata della luce offerta alla terra.

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