Maria Primo

MOTIVATEZZA E ARBITRARIETÀ. IL PUNTO DI VISTA DELL’ETNOLINGUISTICA

L’obiettivo di questo articolo è provare che la relazione tra il lessico (o almeno, alcune parti del lessico) e i referenti designati rispetta un vincolo di motivatezza. Nello specifico, assumendo un punto di vista cognitivo, la nostra proposta è che la motivatezza che regola il rapporto tra la parola e l’oggetto sia da ascriversi ai processi di categorizzazione sottostanti. Da questo punto di vista, il nesso di motivatezza è un vincolo di carattere mediato dai processi percettivi, così come ce lo consegna la teoria dei prototipi. L’articolo si articola nei seguenti nodi concettuali: nella prima parte si affronta l’ipotesi interpretativa classica. Sarà presentata la tesi arbitrarista, di cui mostreremo i punti deboli ponendo particolare attenzione a evidenziare che il nesso di arbitrarietà tra la parola e l’oggetto è strettamente collegato al nesso di arbitrarietà tra categorizzazione e oggetto. In questa prospettiva, verranno analizzate alcune delle proposte classiche che hanno evidenziato il ruolo prioritario del linguaggio (della parola) nei processi di categorizzazione. Nella seconda parte sarà presentata un’ipotesi alternativa, vale a dire la teoria dei prototipi avanzata da Eleanor Rosch, questo passo sarà fondamentale perché fondamentale ci darà modo di provare che i vincoli percettivi spingono verso la motivatezza del rapporto tra referente e nome. Nella terza parte si farà riferimento ad alcuni esempi di motivatezza dei processi di categorizzazione come evidenziati negli studi di etnoscienza e di folkbiology, per mostrare come quest’ultima rappresenti il tentativo di spiegare la classificazione in termini di meccanismi cognitivi.

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