Antonino Lacava

PER NON DIMENTICARE LE PRIME MYRICAE

Il 10 agosto 1890 la rivista “Vita Nova” pubblicava un piccolo gruppo di poesie – 9 in tutto – a firma Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 1855-Bologna, 1912) sotto il titolo di Myricae. Questo termine, scelto dallo stesso poeta romagnolo in omaggio a Virgilio che aveva cantato le umili e tenere tamerici (non omnes arbusta iuvant humilesque myricae), piacque tanto al Pascoli che egli continuò ad usarlo per indicare il suo primo volume di poesie, Myricae appunto, pubblicato in edizione non venale per le nozze dell’amico Raffaello Marcovigi presso la Tipografia Giusti di Livorno nel 1891. Il libro comprendeva, oltre alle 9 poesie apparse su “Vita Nova”, altre 12 poesie: 21 poesie in tutto, dunque. Questo numero via via si accrebbe in edizioni successive, fino alla definitiva – la sesta – pubblicata presso il solito Giusti nel 1903, nella quale le poesie erano diventate 155. Orbene, leggendo le Myricae ideate e scritte nell’arco di tempo che va dal 1880 – e anche qualche anno prima (la prima stesura della poesia Romagna risale al 1878 col titolo di Epistola a Ridiverde, come attestato dalla sorella Maria) – al 1890, ci sembra di cogliere in esse un’ispirazione, un tono, una misura di canto, uno stile, una sostanza poetica insomma, che a mala pena ci sembra affiorare nelle Myricae degli anni seguenti e che non riusciamo poi a scorgere e sentire più nelle raccolte poetiche successive. È questo appunto il telos di queste nostre paginette: offrire a chi ci legge alcune impressioni suscitate in noi dalla lettura del Pascoli alle prime armi, anni ’80-’90, e di quello successivo, richiamando via via in lettura parallela alcuni motivi di emblematiche liriche. Resta inteso che queste nostre impressioni non intendono distogliere dalle loro convinzioni coloro che sentono e pensano diversamente da noi. Al mondo c’è posto per tutti.

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