Lelia Di Natali

RIPENSARE LA PEDAGOGIA E LA DIDATTICA ATTRAVERSO L’ONTOLOGIA

ABSTRACT. Le molteplici e profonde trasformazioni (di natura economica, sociale, politica, religiosa, ecc.) che da tempo manifesta la nostra società non possono non influenzare profondamente il complesso sistema in cui viene a strutturarsi il processo formativo. Basti pensare, ad esempio, al frequente offuscarsi della dimensione interiore, all’incerta formazione dell’identità personale in un contesto plurale e frammentato e alle molteplici difficoltà di dialogo tra le generazioni. Si tratta di nodi sicuramente critici ma che vanno compresi e affrontati senza remore, accettando la sfida di coglierli criticamente e responsabilmente, soprattutto quando si assume un’ottica rifondativa del sociale, passando dal farsi dell’educazione. Ed è questa ottica che chiama in causa la responsabilità e l’impegno dei pedagogisti, i quali sono chiamati a proporre un valido quadro progettuale di riferimento, stabilendo preliminarmente gli indispensabili indicatori del suo impianto epistemologico. Si tratta di un lavoro complesso ma necessario, basato sulla elaborazione di concetti che devono risultare il più possibile coerenti, integrati e condivisibili, in grado di tracciare non solo possibili scenari di rappresentazione, ma anche ipotesi di azione realmente corrispondenti a quelle che sono le possibili emergenze o l’esprimersi di nuove aspettative educative. L’esito atteso è quello di un nuovo paradigma formativo capace di comprendere in pieno l’uomo e di orientarne il progetto di vita, dal momento che egli si trova immerso in situazioni instabili e di perenne dinamismo. Muta, così, l’orizzonte della pedagogia? Con quali prospettive? E ancora, quali sono i nuovi “codici formativi” che la ricerca pedagogica deve elaborare per contribuire, con efficacia ed efficienza, alla maturazione della persona? Sono, questi, interrogativi certamente problematici da affrontare, ma che necessitano di una risposta che sia rassicurante e il più possibile condivisibile, obiettivo, questo, che fa emergere e giustificare la domanda di avere un’“ontologia pedagogica” che opera «dentro la pedagogia, la comprende nel profondo, dà conto delle sue strutture concettuali portanti, delle sue scelte di senso» e, di conseguenza, permette di «chiarire i presupposti concettuali» della pedagogia stessa.

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