Mario Pesce, Lavinia Bianchi

DISAGIO CULTURALE (PERSI) NEL PAESE DI APPRODO MSNA RELAZIONE DI CURA E TRANSCULTURALISMO

ABSTRACT. La migrazione, intesa come fatto sociale totale, porta con sé donne e uomini con istanze e bisogni diversi e con universi di significati spaesanti. Nel paese di approdo si evidenziano processi conflittuali e microtraumi quotidiani psicofisici. Da un punto di vista psicologico e antropologico, si evidenzia come in tal modo ci si sposti da una visione del trauma come evento unico caratterizzato da ‘violenza’ per la struttura psichica e sociale a una visione del trauma come serie di eventi, ispirata al trauma cumulativo (Khan, 1979) con un approccio post-coloniale. L’intervento intende dar conto del trauma migratorio nel paese di approdo, attraverso la narrazione di un minore straniero non accompagnato (MSNA) convinto di essere vittima dei Jinn e di come tale trauma si palesi e si sviluppi attraverso tratti culturali propri del migrante. L’attenzione, per comprendere le ragioni culturali e sociali del trauma, è filtrata dal costrutto di Fanon di variabile religiosa e variabile culturale per cogliere come tale disagio nasca, si sviluppi, emerga esso stesso e faccia emergere altri tipi di sofferenze, e di come trovare le contromisure per far diminuire tali traumi nel corpo, nella psiche e nel contesto sociale. Il corpo è manifestazione del dolore perché “è il primo e il più naturale strumento dell’uomo” (Mauss, 1936) e soprattutto il corpo è il luogo antropologico per eccellenza, luogo della socializzazione e della capacità inclusiva ed esclusiva dell’uomo. Se possiamo comprendere le ragioni sociali di un disagio, possiamo, attraverso l’etnografia pubblica (Tedlock, 2005), migliorare approcci terapeutici nella relazione di cura transculturale.

RESUME. The migration understood as a social fact includes women and men with different instances and needs. Conflictual processes and specific, daily microtrauma are observed in landing countries. Starting from psychological and anthropological view, it can be observed, in a such way, how the vision of the trauma is characterized as the only event by “violence”. both for physical and social structure to a vision of trauma as a series of events, drawed inspiration by the cumulative traume (Khan, 1979) with a post colonial approach. The action contributes to underline also the immigration trauma in landing countries which will be felt by a foreign unaccompanied minor (MSNA) which will be convinced to be a victim of Jinns, and it’s obvious that such trauma is developped through cultural, typical traits of the migrants. We use the Fanon’s catheogory “spiritual, cultural and religious variables” to guess as born such discomfort which is then found in body, mind and social context. The body is man’s first and most natural instrument (Mauss,1936) and the same is therefore home for the primary socialization, and social or unsocial equality. If we are able to understand the social facts of a discomfort, we can through the public ethnography (Tedlock, 2005) to improve therapy approaches in the transcultural relation care.

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